Dieci

dieciDieci anni fa mi sono svegliato presto. Era un sabato. Sono arrivati mio fratello e mia sorella. Facevano gli spiritosi con una macchina fotografica bella. Di quelle con il rullino, che adesso sembra preistoria. Mi davano del romano, anche se lo ero da poco. Mi sono preparato e senza nessuna ansia siamo andati alla cerimonia.
Ma ci pensi, Francesca? Sono dieci anni. Dieci anni oggi.
Ci siamo detti allora che quel giorno non era importante. Non è il giorno del matrimonio, gli amici e parenti, la riuscita di una festa. Lì c’era solo lo starter con la pistola al cielo.
Poi tutta la forza e la resistenza, tutto l’impegno e il sudore, tutto il sacrificio e la gioia l’abbiamo dovuta mettere noi. Giorno per giorno. Metro dopo metro. Passo dopo passo. Mentre starter e pubblico restavano alla partenza.
Come ci sognavamo dieci anni fa? Non lo so. Il ricordo rischia falsare i colori e i contrasti. Restituisce foto non sincere.
Abbiamo tre bei bambini, ormai grandi. Che se dobbiamo essere onesti, oltre alla tanta fatica quotidiana ci danno anche soddisfazioni. Non abbiamo grossi problemi. Non abbiamo grandi ansie. Qualche viaggio riusciamo a farlo. Guarda, se avessimo fatto un elenco di quello che sognavamo dieci anni fa adesso dovremmo spuntare quasi tutte le voci con un “fatto”. Ma gli elenchi mentono, sembra tutto facile, guardando all’indietro.
Godiamoci questo tempo, Francesca. Senza troppa ansia di fare, di programmare, di fare bilanci.
Ah, dimenticavo: grazie Francesca.

16 comments

  1. e allora andiamo di ricordi, giusto per regalarvi qualche immagine a distanza di dieci anni. la prima è il viaggio sulla macchina di Fede, che sembrava una biposto ma in realtà in quattro dovevamo starci, e noi eravamo dietro con la futura vostra sedia appoggiata sul pianale che sporgeva di dieci centimetri ci faceva da poggiatesta-tagliacollo, in barba ad ogni logica del buon senso non iscritta nel codice della strada. ma comunque arrivammo incolumi.
    la seconda è un’immagine più personale: eravamo alloggiati dai miei zii, e la sera ci si mise a chiacchierare tranquillamente, salvo il fatto che venni disconosciuto come nipote quando seppero che l’anno prima eravamo a genova, al g8, ed erano convinti che anche noi fossimo lì a spaccar vetrine: litigammo fino alle tre di notte. non fu una serata facile, dopo la bella giornata che ci avevate regalato. così va il mondo.
    la terza immagine, durante il pomeriggio, quando a metà avanzata del pranzo arrivò un figuro (forse mi avevi anche detto chi fosse, ora non ricordo), in jeans e lupetto attillati e scarpe-che-più-a-punta-solo-un-compasso, ultima-moda-ultima insomma con tanto d’orologio d’oro al polsino, e le prime parole che rivolse al tavolo dei commensali furono: “scusate, so’ rivato tardi ma c’avevo ‘n puntello co’ ‘na tipa… ma d’artronde, ‘o sapete, tira più un pelo de sorca de ‘n carro de bbovi, no?”. lo ricordiamo ancora con le lacrime agli occhi.
    e comunque, auguri tanti, cari amici. e godetevi davvero tutto il tempo.

  2. Mi ha colpito il passaggio sui figli grandi. Sembra impossibile che i miei crescano ma soprattutto che tu sia riuscito a crescere i tuoi.
    Dev’essere proprio forte Francesca.

  3. Ho sposato Francesca, la mia, il 1° settembre di quest’anno.
    Lo starter è solo qualche metro più indietro… Chissà quanta strada c’è tra qui ed un post fra 10 anni…

  4. Mi ricordo quel giorno… l’aereo all’alba, col cugino Pippo che non aveva mai preso un aereo, l’arrivo a Roma, la corsa verso la metro, l’arrivo al capolinea e l’attesa di 15 minuti dell’autobus, l’arrivo in chiesa, con bagagli al seguito, in ritardo… e tu e Francesca li sull’altare … poi tutti il resto è storia e presente
    Ps il tuo grazie a Francesca è bellissimo

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