Era un po’ che progettava di farlo e stamattina Gabriella, rientrando dall’asilo dove aveva lasciato Gabriele, si è fermata in edicola. Ha chiesto il giornale con gli annunci di lavoro e una rivista, quasi per nascondercelo dentro.
Nel cassetto delle cose per cucire ha trovato il suo astuccio, parcheggiato lì da quando il contratto da supplente le è scaduto. Ha controllato che l’evidenziatore giallo non fosse del tutto scarico, ha messo il tappo dietro e si è avvicinata la tazza di tisana.
Se l’era immaginato proprio così questo momento, Gabriella. Solo che adesso, con questa pancia che cresce le sembra di vivere una realtà un pochino meno comoda.
Allontanandosi senza fretta dai trenta e senza un lavoro si sono detti quel now or never che si è trasformato in qualche mese in una doppia linea colorata su un aggeggio comprato in farmacia.
Come se fare un altro figlio fosse più facile di trovare un altro lavoro. Ma di questi tempi senza parametri è così difficile fare paragoni convincenti.
Avvicina la tazza cilindrica alla bocca e assapora il calore e il profumo. Il sapore non è niente di speciale, senza zucchero, ma lo sapeva già. Da quando il buon senso le ha tolto le sigarette e qualche birra si è buttata sulle tisane. Più per il gesto che per il conforto. E adesso è lì che volta le pagine cercando quelle degli annunci. Tutto è pronto. L’evidenziatore, la tisana, la speranza.
Ma chi glielo ha fatto fare, a Gabriella, di fermarsi in edicola stamattina? Ma chi vuoi mai che la consideri, una come lei? Una che sorride piano e butta quel po’ di speranza ben oltre l’orizzonte di quelle righe.
“Certo che fa proprio schifo quest’acqua calda” pensa così forte che quasi riesce a sentire la sua stessa voce.
E sorride. Non sa di cosa, ma sorride.