“Ma perché i miei compagni di classe possono avere il cellulare e io no?”
Una domanda impostata bene, anzi benissimo. Un’ottima tecnica di persuasione. Per qualche secondo la seguo persino in questo ragionamento pericoloso e scivolo verso il fondo del suo tranello.
“Ma scusa, Chiara, chi ha il cellulare?”
“Tutti tranne [segue un lucidissimo e brevissimo elenco di compagni di classe per lo più sfigatini]. E poi tra gli Scout tutti quelli dalla mia età in su, addirittura tanti di quelli più piccoli”
Capisco che sto sbagliando tutto e riprendo il filo:
“Il cellulare, per adesso, non lo puoi avere. Per due precisi motivi:
– Hai dieci anni, io il mio primo l’ho avuto a ventinove anni. E sono cresciuto lo stesso.
– È un costo, un costo molto alto. Pensa che fra qualche anno lo chiederanno anche i tuoi fratelli
– È pericoloso, perché taglia fuori i genitori da un ruolo di controllo e di protezione che devono avere, verso ragazzi della tua età
– Io e la mamma abbiamo paura che ti porti via tanto tempo e ti lasci meno voglia di esperienze più reali. Di giocare, di leggere, di frequentare i tuoi amici.
– Non ti serve. Se devi chiamare qualche amico o compagno di classe puoi usare il telefono di casa o ti prestiamo i nostri
– Se vuoi navigare su internet lo facciamo assieme con il tablet o con il PC, ma noi dobbiamo insegnarvi e vigilare
– Non voglio spaventarti, ma ci sono anche malintenzionati in giro. Un malintenzionato non chiamerebbe mai a casa, ma ti chiamerebbe senz’altro sul tuo numero.
E poi…”
Mi interrompe con lucidità e logica. Non sembra delusa, tanto non ci sperava in un facile sì.
“Ma non avevi detto che sono due motivi per il no?”
“In effetti elencandoli me ne sono venuti altri…”
Non glielo dico, non posso certo darle uno spunto per incrinare la mia strategia di arrocco. Ma il punto è che io non sono ancora pronto alla sua adolescenza. Non sarò un padre geloso. Protettivo sì, brontolone sì. Ma geloso no. Solo che non sono ancora pronto e trovo scuse. E il cellulare è un salto in avanti troppo lungo per me. Ma è questione di anni (pochi) o forse solo di mesi.
Ripenso quando Chiara era nel pancione, in agosto, oltre il termine previsto per la sua nascita. Io cercavo di buttarla sul ridere come sempre e arrotolavo un foglio di carta a cono, come se fosse un megafono. Lo puntavo verso la pancia enorme di Francesca e dicevo con voce nasale “Lo sappiamo che sei lì dentro! Non fare scherzi! Esci disarmata e con la testa in avanti e non ti succederà niente!”
Ecco: lei poi è uscita, senza fare scherzi. A me sembra ieri ma sono passati più di dieci anni. E io ogni giorno mi rendo conto che sono sempre troppo lento ad adattarmi ai cambiamenti.
I miei l’hanno avuto con la fine della 5, mi sa proprio a dieci anni. Ma in fondo, al di là del valore simbolico del discorso che afferro benissimo, alla fin fine è anche un modo per controllarli. Pensa che la mia a sedici anni è tornata alla carica col motorino….
Non introduciamo altri film d’orrore tipo il motorino… :-)
Dai, resisti Simone, resisti… resistiamo!
Certo che resisto. E’ il mio sport preferito. Da prima della telefonia cellulare…
a volte penso che quel desiderio di avere il cellulare, i miei erano sedici forse diciassette anni, non fosse altro che la conquista di un canale di comunicazione inaccessibile mio e, di appartenenza ai miei coetanei, dunque, nostro.
sentirmi libera di scegliere, chè poi ero praticamente la miglior spia di me stessa coi miei genitori (rido), ciò che volevo condividere, anziché, in una certa misura, costretta a doverlo fare.
forse è un fatto semplicissimo di fiducia. che va “negoziata” (perdona il termine poco umano). non è un blocco monolitico, ma in continua rimodulazione.
Il canale “provato” di comunicazione è una bella cosa. Ma fino a che punto si può scendere Rideafa
mh, purtroppo, io ho solo provato il piano seminterrato. ma dal lato figlia, come primo bilocale minuscolo.
forse è l altezza terra, e le suole a calpestarla, una equa misura (se una misura esiste). magari i passi non saranno sincronizzati, non sempre, almeno. eppure la terra è la medesima.
(Sono andata fuori tema, temo)
Da manuale! Ogni passaggio dei figli verso l’età adulta mette alla prova anche i genitori la vera differenza è che tu hai voglia di motivare il tuo no, di “perdere” tempo ragionando con tua figlia e lei udite udite ti ascolta! :)
Aspetta: io ho necessità di tenere aperti i canali di comunicazione. Perché ho il terrore che non duri.
Dura dura… con intermittenze tra i 14 e i 18 ;)
Mi sembrano ottime ragioni, anche se probabilmente non le condivide penso le capisca anche lei.
I miei cugini (che sono cresciuti in parte in casa mia) e mia sorella, tutti adolescenti, lo hanno avuto sui 14 anni e hanno sia vissuto bene prima che capito poi che non è una cosa che deve sostituirsi al reale.
Con i vostri tempi ovviamente, ma va tranquillo: quando si insegna bene, il ritorno c’è!
Sembra una puntata della Signora in giallo o di McGyver. Sappiamo come va a finire ma non sappiamo bene come ci si arriverà.
Sintesi magistrale, veramente
Sicuramente sei “brontolone” … su quello ci posso mettere la mano sul fuoco :o)
Te la brucio quella mano, Maro :-)
guarda, io mi sento solo di farti i miei complimenti per esser riuscito ad argomentare così bene e con decisione. e al posto tuo, sarei ancora meno pronta, ma decisamente più debole, lo so.
Eh, ma è da un po’ che ci riflettiamo. Il fulmine ha colpito dove ce lo aspettavamo.
Resisti, resisti, resisti… non ci sarà cosa peggiore che mandarle un messaggio e non ricevere sua risposta.
Perchè tanto lo sappiamo che questo è il nostro destino, no?
Lo sappiamo Maura. Il finale è scontato. Ho un’idea perché non compriamo due cellulari e li diamo uno alla tua dissennatrice e uno alla mia mafalda? Fra 10 anni, tipo…
E comunque il fatto che tu lo abbia avuto a ventinove anni mi sembra un motivo pochissimo valido, oltre che poco acuto da sbandierare perché ti catapulta nel mondo degli sfigati agli occhi di tua figlia, quindi toglie autorità. Santocielo ma devo proprio insegnarti tutto? Le basi Saimon, le basi almeno.
sorella, suggerisci. io sto messo come lui…
Vi faccio un corsetto ;-D
Doc, ma per adesso sono ancora autorevole. E riesco a insinuarle l’idea “ma se anche il papà l’ha avuto da vecchio (!) forse non è così indispensabile”.
Per ora. Ma tu suggerisci, doc, tu che ne sai di infanti fuoriquota…
E’ proprio vero che i bambini crescono e per noi genitori è difficile accettare i cambiamenti ed abituarsi all’idea che presto i nostri figli cresceranno….comunque hai fatto bene a non accettare subito la sua richiesta, magari tra qualche mese, come scrivevi tu, forse lo avrà, ma è sempre meglio non accontentarli subito soprattutto quando non c’è l’urgenza di quella cosa! Ciao
a presto
Teresa
Sono anche io dell’idea di farle un po’ “sudare” le cose. Non per complicare la vita ai figli, Ma per non abituarli ad avere le cose con facilità, come se non contassero, come se non costassero.
Più che l’oggetto in se stesso mi pare che questo la dica lunga sul fatto che “non sono ancora pronto alla sua adolescenza”.
Io posso solo dare un parere come figlia.
In ogni caso colloqui, il ti voglio bene che non deve mai mancare alla fine o anche all’inizio della discussione e abbracci.
Abbracci sempre anche da adolescente, sempre!
E quel che si dice bisogna dimostrarlo: fatti, azioni. Sono importanti.
piccolo parere perché di consigli forse ne ho bisogno io.
:)
ciao
.marta
Io gli abbracci li ho imparati da loro, dai figli. Cerco di continuare. Buon consiglio, da insider.
Tu sei bravo, molto, Chiara ti ascolta e direi che sei già milioni di km oltre un genitore medio che mollerebbe un No senza spiegazioni o direttamente il cellulare. Concordo con edp sul discorso dei 29 anni, che poi, non c’erano, lei (Chiara) lo sa questo? Io ho stabilito una data e resisterò, compleanno degli 11 anni. Una sarà a metà della 5, l’altra avrà già cominciato la prima media da un po’, ma non voglio fare differenze, a 11 anni l’ha avuto anche il fratello. A me poi verrebbe gran comodo con la separazione, perchè loro potrebbero chiamarmi con più libertà ma soprattutto io loro. Il problema è che non vogliono un cellulare per telefonare, vogliono uno smartphone e possibilmente l’iphone per chattare e usare facebook e twitter e il canale youtube, e quindi le cose da vietare/controlalre diventano tantissime. Io non ho un problema con il vederle crescere e diventare grandi, ma ho molta paura, che ci sono brutti ceffi ovunque, internet è pieno e si fanno plagiare adulti di media intelligenza, figurati una ragazzina. Non è facile, controllerò, sarà la regola controllare, fiducia e dialogo per il resto. Al momento hanno un ipod di cui controllo la cronologia e che consente di chattare solo sotto rete wifi, quindi in casa per loro e un computer messo in un corridoio di passaggio così io passo e controllo dando loro un’ illusione di privacy e indipendenza. Mi basta buttare l’occhio. A volte davvero, basta solo un controllo veloce, ma deve essere costante, che è un attimo … Hai scritto un bel post e ci sarebbe tantissimo da dire. Mi fermo. :)
Tuttotà, guarda che qui, a parole, si fa presto a fare bella figura. Poi essere bravi genitori è un altro paio di maniche. I brutti ceffi fregano anche noi, come pure l’illusione di vicinanza e di realtà. Non siamo pronti noi, figuriamoci loro…
I know. Peró lasciamelo dire, da quello che leggo qui, io non credo tu sia un bravo genitore solo in teoria, ormai hai buttato giù tanti pezzi di vita e credo i tuoi ragazzi siano “abbastanza” 😁 fortunati. No seriamente e senza piaggeria. O almeno condividiamo simili valori educazionali quindi il mio giudizio di te come genitore è un bel giudizio e me lo tengo.
(ho sempre pensato si dicesse “paggeria” da “paggio”. Ma io sono ignorante. E sto andando fuori tema)
Cielo. Io non sarei pronta per la richiesta. Peraltro già avvenuta, solo che il pelloni ha chiesto proprio uno smartphone. Il dr poi glielo comprerebbe subito, già ora in seconda. Ri-cielo. Bravo tu. Dille che se no si riduce ad esserne dipendente come me. :)
Magari dovrei dirle che il rischio è che si riduca come me. Ma mi sa che non si può dire questo, vero?
Io l’ho avuto solo a diciotto anni e prima, senza, sono vissuto benissimo.
Purtroppo oggi credo che le cose siano un po’ più complesse, questi bambini appartengono ad una generazione nata già con internet e molti dei tuoi colleghi genitori non sono così intelligenti. Tanti vivono con lo smartphone in mano ed insegnano ai figli a fare lo stesso.
Ciao
Lo smartphone in mano ce l’ho sempre anche io. Solo (a mia discolpa) non ho mai usato questi aggeggi come anestetico per i figli :-)
Troppo difficile per me solo pensare cosa è bene e cosa è male…sarà per questo che ritardo il figliare nella mia vita: ancora non ho imparato a difendermi io dall’intrusione internetiana, come potrei educare un pargolo circa il suo corretto uso?
Vorrei tranquillizzarti, CQ. Poi si impara tutto. Basta pensare che tutte le generazioni di homo sapiens fino alla nostra sono sopravvissute alla incapacità dei genitori.
a mia figlia le ho detto che è presto, che ci sarà tempo per tutto, che ora non è necessario ma che arriverà un momento, probabilmente dopo le medie, in cui se dimostrerà di essere una ragazzina coscienziosa lo potrà avere. cerco di parlarle sempre, di rassicurarla che tutto arriva quando è il momento, per ora va bene…speriamo duri più a lungo possibile.
Sarei sulla tua linea, tiZ. Ma non vorrei scavare dei solchi (tra lei e i suoi amici, tra me e lei)
E pure hai ragione. Restiamo sintonizzati !
Che meravigliosa discussione hai avviato! Che le mie figlie abbiano avuto i loro cellulari con la promozione della 3a media è marginale, però voglio dirtelo, così, come spunto. Le tappe della vita possono non essere per forza quelle comuni. Noi avevamo scelto tappa diploma/premio telefono, e loro hanno apprezzato. Adesso che, a due anni di distanza tra loro, sono a cavallo dei 18, una ha uno smart, l’altra no (la primogenita) per un caso.
Importante è, secondo me, non esercitare il potere. Se tengo presente SEMPRE che i figli non mi appartengono, come nemmeno le loro idee (che loro si formeranno indipendentemente da me, dai mezzi tecnologici, dal tempo e dallo spazio) e non tralascerò mai di testarmi sul mio bisogno di potere (“perché ho detto di NO!” tipo), per rinunciarvi sempre più spesso, e li aiuterò a sviluppare il loro senso critico, sarò nei casini lo stesso, ma a brevi periodi. Quelli delle loro esplorazioni con ritorno al nido, sempre più frequenti, sempre più lunghe, sempre più commoventi i ritorni.
Loro li incontreranno lo stesso, i brutti ceffi, li incontriamo tutti prima o poi, ma sapranno difendersi, sia che li incontrino online che offline.
La mia ipotesi di ritardare il più possibile sta incontrando insperati sostegni :-)
Grazie Monica
Madò, quante cose in comune: figlio maggiore di 10 anni (il mio è maschio, ma fa anche lui lo Scout ;-)) e che si affaccia ad una preadolescenza che mi fa una paura fottuta (avvenimenti recenti di cronologie web agghiaccianti li racconto da me, ma al di là di quelli è tutto l’insieme che mi proietta in un universo a cui non- sono-pronta: non c’è teoria che mi rassicuri per il futuro, non c’è solida competenza pedagogica conquistata sul campo che mi faccia sentire abbastanza attrezzata, ho la sensazione di brancolare nel buio), e pure figlia di nome Chiara. Diamoci una mano.
:-) Mi fa sorridere il tuo messaggio. Mi sa che più che aiutarci potremmo riuscire al massimo a rassicurarci a vicenda.
Noi siamo partiti a scuole medie inoltrate, con entrambe, ed è andata bene così. Tutti i bambini provano un’attrazione incredibile verso i telefoni, fin da piccolissimi e il cellulare costituisce la prima esperienza di autogestione, che spaventa giustamente ogni genitore attento. Credo non sia giusto accontentarli troppo presto ma neanche dare all’oggettino tutta questa importanza.
Il problema non sono gli strumenti, ma come vengono usati.
Io ho scelto la via della fiducia. Non controllo i messaggi ma osservo i comportamenti, impongo poche regole precise, cerco di dare il buon esempio. E soprattutto tengo le dita incrociate. :)
“Non controllo i messaggi ma osservo i comportamenti”. Molto bello…