Proust e Rexona

proustrexonaQualche giorno fa leggevo una specie di statistica che misurava quanto internet fosse presente nella storia delle nuove coppie. Non parlo solo di chi si è conosciuto in siti destinati agli incontri (una percentuale minoritaria anche se sorprendentemente alta). Ma anche di chi si è conosciuto frequentando “piazze virtuali”. Amici comuni su facebook, contatti su twitter, commenti ai blog…

I nostri genitori si sono conosciuti con dinamiche tradizionali. Sono nati nello stesso paesino. Oppure frequentavano gli stessi punti di aggregazione. O casualmente si sono conosciuti perché lavoravano assieme. Magari si sono conosciuti su una pista da ballo. O in una vacanza in Romagna.
Oggi la rete è centrale. Io stesso (nel mio piccolo) penso che se nel 1999 non avessi avuto la possibilità di scrivere email a Francesca e leggere le sue risposte, difficilmente mi troverei dove sono adesso. Ok, noi ci siamo conosciuti di persona e poi abbiamo approfondito la conoscenza reciproca con le parole scritte dopo una chiocciolina, ma un po’ è lo stesso.
Rispetto alla generazione precedente, che non aveva questi strumenti, è cambiato tutto. Non so dire se in meglio o in peggio. E forse non mi interessa neanche capirlo. Ma è una riflessione che mi affascina. Il punto è “quanto siamo fatti di parole?”
Internet facilita la conoscenza reciproca. Ci permette di vedere come uno si comporta, cosa scrive, cosa pensa… è molto più facile adesso. Una volta la compagnia si trovava al muretto e nella piazzetta o nel baretto (chissà perché sempre in posti con vezzeggiativi).  E si chiacchierava (come adesso si fa in rete), si cercava di risultare interessanti (come adesso si fa in rete), si cercava di farsi notare dalla persona che ci interessava (come adesso si fa in rete), si raccontavano balle (come adesso si fa in rete), nascevano amori, odii, intrighi (come adesso in rete).
Adesso forse c’è più tempo per esprimerci, per conoscere e farci conoscere. Non siamo più schiavi delle coincidenze di tempo materiale. Possiamo essere in questa nuova piazzetta virtuale  a qualsiasi ora del giorno e della notte. Abbiamo a prima vista più termpo per scambiarci informazioni, per conoscerci a fondo.

Ma allora cosa cambia? Ecco: secondo me quello che manca è la parte animale di ognuno di noi. Insomma: di brutte bestie in rete ce ne sono tante. Non parlo di personaggi abietti, ma semplicemente di gente che parla non dicendo niente. Ma manca il contatto fisico, la chimica, tutta quella parte non verbale di comunicazione. Suoni, sguardi, gesti, odori.
Se Proust fosse vivo direbbe che quella virtuale è l’unica forma di conoscenza possibile, perché noi dell’altro conosciamo solo una forma di proiezione di noi stessi, tutto quello che “avanza” è contrapposizione.
Non basta quindi lo scambio di pensieri. Proust va diluito saggiamente in frequentazioni quotidiane. Tipo mangiare sottaceti e cubetti di formaggio in un’enoteca tra amici. Litigandosi i cetriolini con gli stuzzicadenti (mica palle!).
Una conoscenza troppo sbilanciata sulle parole e troppo poco su tutto il resto quanto resiste alla prova della realtà?
Serve ascoltare Proust, ma bisogna anche potersi guardare senza webcam, potersi annusare. Magari con la mediazione di un qualche ideologo come Rexona.

31 comments

  1. Hai ragione, però poi penso che ad abbattere totalmente le mie difese, sono sempre state le parole scritte. Anche nell’era pre chiocciolina:-)

  2. Credo che noi “giovani” abbiamo avuto la fortuna del mezzo virtuale, che abbatte molti confini (e altri poi ne crea, ma è tutta un’altra storia). E’ qui, pronto, immediato, come le monoporzioni del super, già pronte da mettere nel micro – la velocità dei tempi moderni. Anche io mi unisco alla schiera di quelli che devono molto al post di un blog di un amico di un’amica … :)
    Ma poi, poi c’è tutto un dopo. La porzione precotta va bene una sera in cui sei di corsa, ma per dire, ci sono le domeniche e il relax … e la lotta all’ultimo cubetto di formaggio. Ci devono essere.
    Abbiamo solo un mezzo diverso, sta a noi usarlo bene insomma! Non è un sostituto, non dovrebbe esserlo …

  3. Con l’ovvia e doverosa premessa che molto dipende dall’utilizzo che se ne fa, trovo che la lettura e la scrittura siano dei punti di partenza migliori per una conoscenza che non l’incontrarsi al bar..etto.
    Per me ad es. la lettura di certi blog è un pò come quella del quotidiano. Ci si affeziona un pò, ci si ritrova qualcosa di ciò che pensiamo e quindi ci fa sentire meno monadi nel mondo, si sorride o ci si dispiace anche se non si conosce chi c’è dall’altra parte.
    Gli amici sono gli amici, quelli con i quali ti vedi e ti frequenti, ridi e viaggi…Ma i nuovi amici, e fortunatamente non c’è limite di età per farsene, quelli possono arrivare da dovunque.

  4. La parte animale è fondamentale. La chimica ha il suo perchè nelle relazioni e spesso la scrittura falsifica, non solo perchè non tutti hanno la stessa abilità e capacità di scrivere, ma anche perchè se alle parole non unisci sguardo, odorato e – per quanto mi riguarda – anche il tatto, non riesci a capire a fondo una pèersona. Così capita che qualcuno che hai conosiuto in rete si palesa in carne ed ossa e rimani sorpresa a scoprire una persona diversa, sia in positivo che in negativo. A me è capitato. Usiamo quindi la rete, ma guardiamoci poi negli occhi

  5. accolgo in pieno la tua riflessione. le parole su una tastiera non sono sufficienti, la consapevolezza di quale sia il limite che tracciano non è cosa da poco. per molti la barriera virtuale è necessità, per altri è imbrigliante. io mi sento nel mezzo: alcune parole, alcune relazioni, sono felice restino nella rete tanto quanto sono felice che altre diventino incontri reali di occhi, di volti, di voci (che a me piace molto immaginare, se non ricordo male già lo dicevamo tempo fa), diventino contatti.

      1. Sì, poi la parte bella lo è proprio tanto, io ho conosciuto diverse persone grazie al blog oppure a twitter e non sono mai rimasta delusa.
        Parlo di amicizie, naturalmente, il resto è più complicato ma non si può mai sapere!

  6. Per me le parole, che pure amo profondamente, non sono tutto. Di sicuro sono un mezzo oppure la modalità che più mi piace per interagire e conoscere l’altro. A volte accade che incontri persone conosciute a parole, parole che ti piacciono, e ti accorgi senza troppa sorpresa che quello era solo un aspetto della persona totale. Non poteva che essere che così. Poi, del resto, a me piace sentire il tono della voce, come uno ride, come si muove, cosa dicono i suoi occhi e per quello c’è bisogno di annusarsi :-)

  7. Bello il post, anche se in fondo la sensazione è che a un decennio abbondante dall’esplosione della comunicazione virtuale risulta essere un pò la scoperta dell’acqua calda. Non lo dico per offendere, sia chiaro. Diciamo che è uno sviluppo fisiologico.

    Internet ha dilatato tutto, nel bene e nel male. Possiamo conoscere persone che non avremmo mai potuto contattare, e questo è generalmente un bene, ma d’altra parte c’è una spersonalizzazione paurosa e una certa fungibilità delle persone che incontri… una vale l’altra.
    I posteri diranno se socialmente ne avremo guadagnato noi o le generazioni precedenti.

  8. Bello, bello!
    I miei 2cents sull’internet: penso che, in quanto animali, di fronte alla “novità” inteso nel senso più ampio possibile abbiamo tutti delle reazioni simili. All’inizio c’è un po’ di diffidenza, si avvicinano solo i più coraggiosi o sventati. Poi tutti provano la “novità” e c’è chi la mitizza, chi si domanda “comediavolohofattoaviveresenzafin’ora???” (e magari conclude che è la panacea di tutti i mali, un piccolo sol dell’avvenire presente), chi magari perché ha preso qualche fregatura demonizza la “novità” invece di domandarsi se per caso è stato sventato o se purtroppo è incappato nel solito cetriolo volante che prima o poi becca tutti (meglio dei missili intelligenti NATO). Ed infine, col tempo si impara a gestire la novità, a farne “buon” uso, diventa parte della vita quotidiana tanto da considerarla una cosa normale, come il coltello del pane o il rubinetto dell’acqua in cucina.
    Penso che forse le dinamiche di fondo, il “come” nascono i sentimenti tra persone, siano le stesse da migliaia di anni, si è soltanto aggiunta una possibilità in più per tenersi in contatto che però non può soppiantare le altre (parlo del Rexona, ovviamente). :)

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