Markingegno Run

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Vado a Rimini per la festa della rete. Ci vado soprattutto per rivedere gli amici di Spinoza. Poi finisce che anche quest’anno abbiamo vinto il premio come miglior sito di Satira, ma chi se ne frega. Non è di questo che voglio parlare, ma di una corsa. Una corsa fatta nei ritagli di tempo, un po’ per caso.

È andata più o meno così…
Giro tra un evento e l’altro, destreggiandomi tra l’inaffidabilità degli orari scritti sul programma e la voglia di non perdere niente.
Da molti amici ricevo lo stesso invito:
Oh, tieniti libero sabato sera ché alle sei e mezza si corre.
Oh, ci vieni alla corsetta sabato sera?
Oh, dai che ci muoviamo un po’ dopo gli eventi
Mi sono accorto solo adesso che tutti i miei interlocutori usano questo “Oh” all’inizio della frase. Come se fosse lo zero per prendere la linea nei vecchi centralini. Ho annotato anche la corsa tra le (troppe) cose a cui tenevo.
Io a dire il vero quel sabato io avevo già corso. Mi sono alzato presto e ho corso da solo 6 km. Il lungomare, la ruota panoramica, il molo fino in fondo guardando i pescatori sugli scogli che bestemmiavano le loro speranze in romagnolo e sbuffi. E poi ancora il molo, il lungomare, e via così. Correndo come piace a me: presto, in silenzio, da solo.

Ma poi c’era la corsa per Donato, che in rete era Markingegno. Uno che era molto amato nella rete e che nella rete amava starci. Così come amava correre.
E allora verso le sei e mezza ci siamo trovati tutti e siamo andati verso una spiaggia che era tanto bella da sembrare finta. Il fondo era liscio, umido, perfetto non solo per correrci, ma anche per girarci un film. Il sole stava scendendo con la pigrizia della riviera a fine stagione. E noi eravamo lì, amici e sconosciuti, tutti per lo stesso motivo. Tutti con lo stesso entusiasmo.

Siamo partiti. Correndo forte senza accorgercene.  Ma dopo qualche decina di metri “Oh, Sara vai piano che siamo sotto i 5 al chilometro!”
Ma poi via, veloci, ventosi, convinti. A ripensare quelle frasi che qualche amico di Donato si era preso la briga di riproporre sui social network. Quelle frasi che ti strappano un silenzio e un sorriso senza riserve.
Via, veloci, concedendoci il coraggio di scacciare via con un sorriso quell’inizio di commozione.
Via, veloci, al massimo, perché le cose o le fai bene o non vale la pena farle così per fare presenza. Due chilometri e mezzo e poi ritorno. Fanno cinque, mica è uno scherzo!
Via, veloci, cercando di chiedermi se quella vocina che dice rallenta è la mia vocina interiore o la voce delle mia interiora.
Comunque via, veloci, fino in fondo. Dicendomi dai che manca poco.
Via, veloci, arrivando con le braccia alzate, chi prima chi dopo, come se per ognuno fosse la vittoria alla maratona di New York.

Che poi io Donato mica lo conoscevo bene. Ma sabato bastava guardare quel sudore e quei sorrisi per capire che bella persona è stato.

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photo: Angelo Albertini

4 comments

  1. Com’è che tu sei sempre in giro che cazzeggi e ogni volta dici che vai per incontrare gli amici di spinoza? Cos’è, che non potete scambiarvi il numero di telefono?

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