Mi è capitato di recente che mi presentassero persone nuove. Incontri fatti un po’ per caso. Amici di amici, come dicono i social network copiando la locuzione dalla mafia. E la cosa che più mi ha colpito è che qualcuno di loro mi ha detto “Ah, ho capito chi sei, sei quello che scrive qui e là!” Dove qui e là non erano posti vaghi ma l’indirizzo esatto degli account e dei siti che uso. La prima reazione è stato sentirmi spiato, radiografato, trafitto dalle loro letture a raggi x. Poi ho sentito immediatamente un calore strano. Forse le guance che arrossivano come mi succedeva alle medie oppure era proprio l’effetto della esposizione a quella radiazione inaspettata. Subito dopo ho ascoltato una immensa soddisfazione. Come se scrivere battute e racconti e qualche storiella avesse un senso. Perché, pensavo, scrivere non è mai un atto compiuto. L’azione dello scrivere si compie quando il messaggio arriva a qualcuno e lo cambia. Non parlo di grandi cambiamenti, parlo semplicemente di generare una riflessione o addirittura (esagero) un’emozione. Il pensiero di essere davanti a un video e a una tastiera e di riuscire a combinare le parole in modo che da qualche altro lato del mondo qualcuno legga e sorrida è qualcosa di sublime. Dice Alessio che “la scrittura è l’atto più privato che possa esserci” e che lui di conseguenza ha molte ritrosie nel farlo. Proprio lui che ragiona in modo conseguente, sceglie le parole giuste e le trova in fretta. È vero, è tutto vero. Ma anche un sorriso o una lacrima o un’incazzatura sono un moto privato. Eppure a volte ci sembra inevitabile mostrarle. Diventano un modo di stare al mondo, un gesto politico. Sono cresciuto in una realtà non omertosa, ma sicuramente riservata. Dove il voto e la busta paga sono cose da non discutere, neanche con gli amici. Una realtà dove i panni sporchi si lavano in casa e magari anche lo stendino va messo all’interno, in ossequio al decoro del condominio. Io non sono certo coraggioso. Ma mi sto prendendo il rischio di metterli a stendere sulla ringhiera che dà sul cortile, quei panni. E di sporgermi di fianco per salutare i vicini che passano.
Fai bene a sporgerti, i tuoi panni sono belli da vedere, o fuor di metafora, scrivi molto bene e leggerti è un piacere :)
Un saluto
Alexandra
Eh ma mi sporgo poco
L’importante è iniziare :)
“il voto e la busta paga sono cose da non discutere, neanche con gli amici”. touché. noi, per scelta, ne parliamo senza remore, e ci rendiamo conto di quanto sia più facile farlo quando l’una sia al di sotto, diciamo, dei 1500-2000€ al mese e il secondo non sia il partito di governo: altrimenti, nell’italia di oggi, è come se fossero cose di cui vergognarsi
Io piano piano imparo
Bello bello, Simone. Un saluto dal cortile…
Grazie, Sandra
Perché, pensavo, scrivere non è mai un atto compiuto. L’azione dello scrivere si compie quando il messaggio arriva a qualcuno e lo cambia.
Non parlo di grandi cambiamenti, semplicemente di generare una riflessione o addirittura (esagero) un’emozione.
Questo è proprio quello che pensavo questa mattina andando al lavoro, un lavor a dir poco insoddisfacente ma pur sempre un lavoro, pensavo ecco quello che voglio fare, non scrivere tanto per scrivere ma comunicare, fare arrivare qualcosa, magari anche solo far sorridere per pochi istanti anche una persona soltanto.
Grazie, ti seguo.
purtroppo il rischio panni stesi sulla ringhiera è forte ed esporsi non è facile, a volte è dannoso per se stessi, anch’io sono riservata ma il rischio lo voglio correre anche io, magari con qualche filtro, perché ho capito che non riesco più a vivere senza COMUNICARE, perché mi perderei per prima qualcosa di importante per me.
Riflettiamo su come farlo al meglio. Ma non riflettiamo troppo, altrimenti ce ne dimentichiamo.
giusto, grazie.
Che poi quando scriviamo di cose nostre si sente eccome, si sente come il pesce fresco. Ecco perchè non scrivo mai di lunedì
Cosa ha il lunedì che io non ho? :-)
Cosa non ha semmai
Bravo, bravo Simone, mi piace leggere i tuoi racconti, fotografie del quotidiano, mi fanno sorridere e mi di stendono. Ciao Giusy
Grazie, mi fa piacere (come dicevo) :-)
condivido ogni parola, è sempre bello leggerti
“ogni parola” è troppo. Trattiamo…
OK pignolo! Condivido ogni parola da “Come se scrivere battute e racconti e qualche storiella avesse un senso.” fino alla fine! Va bene così? ;) :)
Per me può andare :)
Fortissimo :)
Grazie del superlativo
Ahahahah fortissimo al quadrato! :)
Anche io sono stata educata alla più sobria discrezione. Epperò non è solo una questione di buongusto, ma anche di evitare, appunto, il rischio di esporsi. Invece esporsi con garbo fa bene. Spendersi, anziché no. Fa bene.
Io ho sentito forte il bisogno di espormi, di lavare i miei panni ben più che sporchi su questa piazza, potenzialmente infinita, mi è costata una certa fatica ma ho in assoluto preso più di ciò che ho dato. Certo, da ciò che scrivi non torni indietro, l’esposizione è forte e la sensazione può essere simile a quell’escalation provata da te, soddisfazione inclusa. Nonostante io abbia scelto di esportmi, di alcune cose non riesco a parlare, forse emergono forte i retaggi del passato forse non serve e basta. Io che un po’ ti conosco, trovo però che tu ti esponga eccome, con una particolare delicatezza e un ampio uso di metafore ma nei tuoi pezzi io ti ritrovo sempre e questo è bellissimo.
…ed io li vedo quei panni stesi oltre la ringhiera…ci va su un raggio di sole e li illumina tutti…
un abbraccio, Lucia
Già che ci sei, c’è vento: guarda che non voli giù niente
ok…ci sto attenta..:D
Mia madre va oltre. Stende i copridivano direttamente sul pianerottolo, e questi come sipari scendono fin quasi al piano di sotto.
Io però non ho preso da lei.
Una interpretazione personale di “si stendono in casa” :-)