Charlie, amore, violenza, Totti, sorriso, cestino.

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Oggi volevo scrivere un post su Charlie Hebdo. Sul terrorismo, sulla paura, sulle intolleranze e sulla satira. Aggiungendo anche qualcosa sulla necessità di contrastare l’odio con l’amore e sulla speranza (o sulla sua mancanza).
Mi sono messo a elencare a mente i punti che avrei voluto toccare.

– Il rispetto delle libertà di stampa e di espressione, certo. Ma prima ancora della vita. Non sono stati uccisi dei vignettisti ma degli esseri umani. E questo, QUESTO, è intollerabile.

– L’ignoranza di chi compie questi atti fa paura. Ma siamo sicuri di avere abbastanza strumenti per evitare di essere intolleranti e violenti come loro?

– Vorrei ricordare il Wolinski che leggevo nelle estati mantovane sulle vecchie annate di Linus. Un tratto misero e esauriente, che non ho mai capito come ci riuscisse. Uno dei miei miti, assieme a Moebius, Manara, Bretécher, Schultz, Hart.

– Politicamente questa vicenda finirà per rafforzare chi cavalca l’intolleranza religiosa e la xenofobia. Su twitter ho sintetizzato con la frase “Che idioti: spezzano matite e rafforzano Le Pen”. Ma qui mi sa che non la riporto, non è detto che l’ironia sia accolta bene.

– Vorrei passare il concetto che non è con la paura e la commozione che si combatte il terrorismo. Ma con il sorriso. Un sorriso a volte riesce a mettere in dubbio un dogma. E il dubbio se usato bene porta alla ricerca e avvicina alla verità. Quindi la mia risposta voglio che sia un sorriso. Anche a costo che venga preso come mancanza di rispetto.

– Vorrei anche riuscire a spiegare che le vignette di Charlie Hebdo non mi sono mai piaciute. Sono piene di fervore libertario e finiscono per essere intolleranti e violente. Quando sono scoppiati i casini la rivista ha fatto un boom di vendite e ha perso un po’ di vista la qualità. Vorrei persino dire che il fervore della redazione è ammirevole, ma non so capire se era coraggio o esaltazione. Ma questo è un casino da spiegare, potrebbe sembrare un’apertura verso il terrorismo o i suo metodi.

– Vorrei passare il concetto che si può ridere di tutto. Di Dio, di Pino Daniele, di Maometto, della morte, della malattia, di noi stessi e persino di Francesco Totti. Sì perché ognuno ha i suoi idoli e non si riesce a valutare quali siano quelli degli altri.

– Vorrei dire che la satira non è mai contro Dio, è sempre contro gli uomini che lo indossano. Magari Dio se ne sta in pace in bagno a leggere Charlie Hebdo, perché lui lo trova più interessante di quanto lo trovi io.

Ecco: questo sono sicuro che non saprei spiegarlo bene. Quindi magari ascolto il buon consiglio di Giulio, che ultimamente riesce a spiegarmi quello che penso qualche minuto prima di quando io riesca a metterlo a fuoco. Appallottolo gli appunti, cerco invano di fare canestro nel cestino e non scrivo niente.

27 comments

  1. io nemmeno sapevo chi è Charile Hebdo, continuerò a non leggerlo. Ridere, sorridere e fare rivoluzione a colpi di cultura: tutto il resto è livore sterile

  2. Davvero un non-post pieno di un ottimo (per me) uso di senso e ragione. Sono d’accordo, speriamo di continuare a sorridere perché penso sia l’unica cosa che possa salvare la bellezza della vita, nonostante tutto

  3. anche nel non-scrivere ci vuole bravura. E tu sei stato bravo.
    Sottoscrivo soprattutto il primissimo punto: sono stati uccisi essere umani, prima ancora che giornalisti. Se fosse stato un attentato in qualche metropolitana, aeroporto o stazione, non avremmo tirato fuori dal cilindro dell’ipocrisia la storia della libertà di stampa, per quanto lecito sia difenderla. Ma qui stiamo parlando di una sottile guerra terroristica contro essere umani. e non è proprio tollerabile.

  4. Dici che si può ridere di tutto, io dico che siamo costretti a ridere di tutto. Ormai è l’unica cosa che ci è rimasta da fare. Se non ridi, ti disperi. Anche ridere ogni giorno però stanca, se è un sorriso triste.

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