Luca la settimana scorsa si è ammalato. Ha preso una influenza strana. Febbre alta e una difficoltà a respirare durante la notte.
Ci siamo alternati nel lettone, Francesca ed io, in modo che ci fosse uno a controllare la situazione e l’altro a riposare. Per essere sveglio il giorno dopo.
Respirava così male che ogni tanto si svegliava in apnea, spaventato. La mattina poi non lo sentivo più e mi sono spaventato io, tanto che ho controllato se respirasse ancora. Lo so, un’idiozia, ma posso sempre dare la colpa al sonno irregolare.
Abbiamo passato sabato e domenica in cattività. Adesso i bimbi crescono e vengono ripescati alcuni film che tenevamo da parte perché contengono un linguaggio che non ci piacerebbe ripetessero. Niente di speciale: ma se ascoltate bene la filmografia degli anni Ottanta c’era un certo gusto alla parolaccia come rafforzativo del niente.
(Se sembro troppo il MOIGE potete picchiarmi sulla testa dandomi del cretino)
Allora abbiamo tirato fuori anche i Goonies e persino The Blues Brothers.
Prima però i patti: “In questo film dicono della parolacce. Non è che voi non le dovete sapere. Ma sta a voi la scelta di non usarle. Le usa chi non ha altri argomenti”.
Non so quanto tutta questa logica abbia lasciato qualcosa. Ma almeno il bollino a tutela dei minori l’ho messo.
Abbiamo guardato i Blues Brothers assieme. E ogni tanto mi appassionavo a quei miti della musica Motown che riemergevano da quella pellicola.
Ma, ma quello è Ray Charles! Ma quello è Cab Calloway! Ma quella è Aretha Franklin…
Oggi Luca sta meglio. Febbre passata.
La sua carnagione chiara è particolarmente pallida ma è di buon umore. Stamattina gli ho chiesto di darmi una mano a stendere i panni, che con questo tempo facciamo asciugare in casa. Lui invece ha preso una molletta e mi ha cantato il pezzo dove Aretha Franklin in Think grida “Respect!” Coreografia compresa.
Ok, domani torna a scuola.
nessun moige. o, meglio: noi usiamo la stessa (ma identica identica, eh) politica vostra su parolacce e trivialità varie quindi, nel caso, iscriviamoci assieme :-P
Poi quando serve dire “cacca” per farli ridere, basta che la mamma sia distratta…
ah vedi, qua invece la distribuzione dei compiti funziona al contrario.ma penso tu non ne avessi dubbi. :D
Se posso, la tecnica funziona.
Mio figlio dice molte meno parolacce di me, che pure sono cresciuta tra un Imbecille e uno Sciocco come massime interiezioni permesse.
Anzi, sentire la bruttezza provenire direttamente dalla insospettabile genitrice nelle più sperequate occasioni, lo deve aver in qualche modo medicato all’origine.
grazie della consolazione
Un mito di pargolo!
quello è lo screensaver
C’è un momento della vita che le parolacce attraggono. E forse diverte sentirle dire. L’importante ora è che tuo figlio ora stia bene.
Beh… tra le cose da imparare dal film, ha saputo scegliere bene, non c’è che dire.
Respect.
Mi sa che hai proprio ragione. Ma forse li ho influenzati saltando e dicendo: ma la sentite che voce!
Hum…
Bene allora che tu non abbia fatto apprezzamenti sul cocktail di gamberetti o sarebbero andati in giro cercando di comprare mogli e figlie altrui. ;-)
Mia figlia le parolacce le conosce tutte, ma non le usa per sua scelta. A me ogni tanto scappano dette, e nei film ne dicono in quantità. La libera scelta dell’individuo, anche quando è così piccolo, rimane secondo me il metodo migliore per insegnare nel modo corretto :)
Secondo me l’esempio e il ragionamento aiutano molto (libera scelta ce l’hai da quando sei in grado di valutare da solo)
Ma non sottovalutare i bambini… sono già in grado di valutare da soli le cose “giuste” da quelle “meno giuste”, perchè è da quando nascono che il genitore gliele insegna. Io non ho mai detto a mia figlia “non dire parolacce”, semplicemente lei ha scelto di non dirle, pur conoscendole, perchè evidentemente in un qualche modo, le ho passato il concetto che fossero “meno giuste”