Inevitabilmente

Erano quasi le undici di sera e stava spegnendo il televisore per andare a letto. Quando si accorse che era sparita del tutto l’esigenza di usare l’avverbio “inevitabilmente”.

Da alcuni mesi sentiva una forte esigenza di pensare sempre a lei. Ad ogni ora del giorno e della notte. Inevitabilmente pensava a lei quando lavorava, e si immaginava di raccontarle persino quell’episodio inutile. Inevitabilmente quando andava in bicicletta, costruiva le frasi migliori che avrebbe cercato di usare per  descrivere  quelle sensazioni al telefono. Inevitabilmente organizzava il suo futuro pensando al plurale. Inevitabilmente si emoziovana della naturalezza che ritrovava parlando con lei.

Ma in quel momento non sentiva più nessuna necessità.E non era per una riflessione. Per un episodio. Per un torto subito. E nemmeno (che idea assurda!) per qualcosa appena visto alla televisione. Era semplicemente scattato qualcosa. Senza motivo. In modo semplice del tutto naturale. L’unico elemento straordinario è che se ne rese conto di colpo. Individuando il momento esatto di questo intimo evento.

Ad essere onesti fino in fondo avrebbe potuto sostituire l’avverbio divenuto obsoleto. Magari con  “eventualmente”. Ma pensarlo rischiava di intristirlo. E decise di cambiare pensiero. Inevitabilmente.

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